Francesco Petrone (Foggia, 1978) vive e lavora a Roma. Si laurea con lode presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia, per anni lavora come scenografo per il teatro e il cinema e è docente di presso il Liceo Artistico Argan di Roma.
La sua pratica è incentrata su un’analisi lucida del contesto contemporaneo attraverso l’uso della scultura non come fine ma come mezzo di indagine. Attraverso la sottrazione materica, riesce a riportare ciascuna tematica da lui affrontata al nucleo, creando un parallelismo, nel metodo, fra la tecnica e la poetica che sottendono alle sue opere.
Il suo interesse si situa sul simbolo, che l’artista riporta fedelmente ma personalmente, attraverso l’uso di materiali industriali e freddi, quali cemento armato e ferro, ma anche quotidiani e caldi, quali legno, pane, peperoncino.
L’artista sceglie sempre di suggerire e mai di asserire, creando in tal modo un rapporto dialogico con gli interlocutori, che si troveranno quindi scortati all’interno del suo universo di significanti.
I materiali rappresentano per l’artista una parte integrante della narrazione. A partire dal cemento armato, che nasconde la sua armatura all’interno di una roccia che diventa polvere e torna roccia, passando legno, materiale vivo, fino agli elementi di vita quotidiana, quali pane e peperoncino, racconta un processo temporale e umano di cambiamento e deterioramento, tuttavia in maniera delicata e immediata.
Significativo in questo senso è il progetto Amen, è costituito da dodici sculture prevalentemente in cemento, tra queste Souvenir da una Croce, che racconta la mercificazione dei simboli della fede umana, pubblicata nel volume Volgeranno lo sguardo, la Passione di Gesù: Vangeli, Storia, Sindone, Iconografia (Lateran University Press, Città del Vaticano, 2017).
La sua poetica si muove costantemente in un regime di reciprocità fra opposti e il confine fra di essi, indagando nello spazio dell’ossimoro una necessità insita nel funzionamento esperienziale di ciascun essere.
Attualmente il suo campo di indagine si sta ampliando per comprendere al suo interno anche una pratica più effimera, legata alla trasparenza, all’inafferrabilità e alla leggerezza, lanciando un ponte sul concetto di tempo, che egli riflette nel vetro, nella carta, in una sottrazione materica che altro non è che lo specchio del suo processo di indagine artistica verso l’essenza.
Nelle nuove pratiche si situa anche un’apertura nei confronti di una sperimentazione che comprenda altri sensi oltre alla vista, in particolare l’olfatto, al fine di offrire un’esperienza che richiama una moderna connotazione di Gesamtkunstwerk.